FONTE: http://storieviandanti.blogspot.com/2020/04/le-fake-news-si-combattono-pensando-con.html
No, quella di costituire una Commissione per individuare le fake news e colpirne gli autori non è una buona idea. Non lo è perché in campo scientifico non è semplice distinguere la genialità dell’innovatore dall’immaginazione del falsario. Un gruppo di “controllori” dell’ortodossia assomiglia troppo all’inquisizione che in nome della “verità vera” si rifiuta di accettare le ipotesi in quel momento considerate fantascientifiche di chi la metteva in discussione. Ed è fin troppo facile passare dalla scienza alla politica, dove il Potere di turno potrebbe annichilire la rispettiva opposizione avendo i mezzi per definire “menzognero” chiunque cerchi di sottrarsi alla sua influenza.
E’ sempre stato così, ogni guerra ha avuto bisogno di fake news per convincere generazioni di giovani a sbudellare tanti coetanei che non avrebbero avuto altrimenti alcun motivo per dichiararsi nemici. Tuttavia è innegabile come sia ancor più necessaria oggi una forte educazione al discernimento, a causa dell’alluvione di informazioni che sta travolgendo la cultura planetaria da un paio di decenni.
Rimanendo a esempi di questi giorni, chi capisce i criteri con i quali vengono “sparati” i numeri nelle criticatissime conferenze stampa quotidiane della Protezione Civile? Con quali strumenti, tra le migliaia di volti più o meno noti che affollano le tv, si possono distinguere i “falsi” dai “veri” scienziati? Come proteggersi dalla propaganda politica che cerca per esempio di presentare come uno straordinario successo una catastrofe sanitaria – e forse anche un crimine – come quella verificatasi nel tragico marzo lombardo? Come impedire ai sindaci di trasformarsi da “garanti della giustizia” in volgari paternalisti se-dicenti educatori del popolo, ai cittadini onesti di diventare insopportabili delatori, ai capi partito di mettere i panni dei vescovi e ai preti di sostituirsi agli amministratori?
Un errore potrebbe essere quello di pensare che tutto ciò accada adesso e che il coronavirus abbia suscitato i peggiori istinti negli esseri umani. Non è così, semmai questo periodo porta all’evidenza ciò che non era a tutti chiaro. Trent’anni di formazione televisiva improntata al “non senso” della vita, al consumismo edonista più bieco, alla religione del Soldo e dell’effimero hanno provocato una malattia sociale profonda, dalla quale non sarà semplice guarire.
Un rimedio facile da usare, in questo tempo di inimmaginabili restrizioni, potrebbe essere semplicemente quello di spegnere la tv e scoprire di quanti insondabili e sorprendenti pensieri è capace l’umano intelletto e quali meravigliose emozioni possono albergare ancora nel cuore di ognuno.