Marongiu & I Sporcaccioni (intervista)

Puoi raccontarci la storia del gruppo?

Il gruppo nasce con intenti goliardici circa quindici anni fa. Si cercava di smuovere un tessuto politico e sociale ammuffito fra clientelismi, scarsa propensione alle novità culturali, asfissiante retorica di partito con obbligo settario di appartenenza a questo o quel movimento.

Questo lo volevamo fare con la musica come mezzo e fine ultimo, l’universo canzone in particolare.

Ovviamente non siamo riusciti nei nostri propositi. Siamo dei soccombenti, per dirla alla Thomas Bernard.

La Storia –non- ci sta dando ragione (Freak Antoni).

Come nasce generalmente una canzone di “Marongiu & i Sporcaccioni”?

In genere fischietto una melodia e su quella abbozzo il soggetto di un testo. Poi immagino qualche momento musicale –stacchi, stop and go, pause comiche, il tutto molto elementare- e propongo il materiale al gruppo, che traduce in note, accordi, ordine ed armonia queste emozioni primarie.

Potresti elencarmi almeno tre vostri “cavalli di battaglia”?

‘Leccar la mona’ come inno punk rock e sincero elogio femminista al cunnilinctus.

‘No me ricordo più’ come diario intimo sulla fine di una lunga relazione.

‘Bar band’ come testamento spirituale di un gruppo rock dalle sorti comuni a tanti nella provincia Italiana.

Veniamo al presente, parlami del titolo del nuovissimo CD “Aspettando Romolo”.

È un disco concepito e registrato senza pressioni interne al gruppo, ma con enormi pressioni inerenti la situazione drammatica degli ultimi due anni.

Non ho per ora rintracciato alcun filo rosso che vada a collegare i brani, ognuno è un’isola a sé. Scrivere buone canzoni è stato l’unico comandamento che ci siamo imposti.

Complimenti per la registrazione, mi è piaciuta molto. Anche musicalmente vi considero molto bravi e coesi, presi singolarmente non trovo molti punti deboli, bravi!

Puoi svelare qualcosa sulla copertina?

In passato abbiamo inseguito idee di copertine che fossero a tutti i costi rivoltanti, distrubanti, shokkanti. Questa tendenza mi aveva stancato, sicché ho messo Romolo, il ragazzo che ci portava pranzo e cena mentre eravamo a registrare il disco in Romagna (da qui ‘Aspettando Romolo).

Romolo è una persona brillante e gestisce un bar a Modigliana -Il Kremlino-, ma allo stesso tempo non ha esigenza di svendere la propria immagine a tutti i costi. Incarna alla perfezione la filosofia di Marongiu & I Sporcaccioni: se sai di essere grande, non c’è alcun bisogno che ti svenda.

Premesso che ho ascoltato il CD dopo aver visto diverse volte il video di “Bar Band” su YouTube, voci mi dicono che il prossimo video sarà quello di “Cava le Mudande” (lol), confermi?

Assolutamente. Penso che la tendenza a rincorrere consensi populistici a tutti i costi e quella a chiudersi a riccio in un elitarismo intellettualoide siano figlie dello stesso problema: l’incapacità di esprimere amore. A me l’amore non fa paura. Voglio bene a chi suona con me, a chi viene a vederci, finanche a chi mi ritiene un coglione deprecabile.

‘Cava le mudande’ è un brano importante ed esprime la voglia di dare amore.

L’intro parlato mette subito in chiaro una cosa: vogliamo essere inadatti. Questa affermazione si addice molto al tuo gruppo, “essere inadatti” può essere visto negativamente dalla massa, invece io la vedo come un “essere se stessi”, sia nella musica che nei testi soprattutto. Cosa ne dici?

Hai detto tutto. Non ho altro da aggiungere.

Veniamo alla canzone “Dischi”, puoi parlarcene?

Lì ho trattato della mia ludopatia. Un problema molto serio e dalle tinte tragicomiche che mi ha portato a svendere una -pur modesta- collezione di dischi per permettermi di giocare. Non mi vergogno di riportare che sono in cura al Sert da quasi due anni e l’astinenza sta funzionando molto bene. Ho ripreso contatto con me stesso, vivo sulla Terra, anche se il grosso della difficoltà di guarigione è insito proprio in questo dato: il mondo è difficile anche dopo la guarigione, la vita è una merda e resta tale. Devi tenerlo presente altrimenti crolli di nuovo.

Musicalmente invece nasce da un bel giro alla White Stripes di Giovanni, il chitarrista.

Quando me l’ha fatto sentire mi ha subito convinto. Don Antonio in studio ha poi provveduto a conferirgli un timbro moderno –e oscuro quel che basta-, alla Black Keys.

“Par no farte annoiar” è una canzone molto profonda, i miei personali complimenti, vuoi dirci qualcosina in più?

Avevo in testa certe atmosfere dilatate alla Bob Dylan ed il desiderio di mettere una grossa pietra sopra la mia relazione. A conti fatti però c’è un po’ di tutto, c’è la morte di mio nonno, la tristezza del lockdown invernale, il mistero delle colonne sonore di David Lynch.

Ora basta serietà! 🙂 Quando si assiste ad un concerto dei “Marongiu & i Sporcaccioni” è impossibile restare seri su almeno tre quarti dei brani! Questo è quello che chiamo energia, o meglio scambio di energia tra voi come musicisti ed il pubblico presente. Condividi o meno questo discorso?

Il danno derivante dalla quasi totale sospensione dei concerti dal vivo è per noi incalcolabile.

Buona parte dell’ispirazione per le composizioni le ricavo dalle situazioni surreali che si verificano dal vivo e per uno che come te suona, suppongo sia facile calarsi nei nostri panni.

I prossimi concerti?

Venerdì 13 agosto Osteria Ta’ L Curtivon Turriaco (GO)

Venerdì 27 agosto bar Area Verde Monfalcone (GO)

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Vuoi aggiungere qualcosa in conclusione?

Sì. Mi complimento per la competenza che hai espresso nel pormi domande ben ragionate.

Grazie & Sporcaccioni a vita!

Ecco i 3 nuovi video! 🙂

andrea nicola OltreCoscienza