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La frase mene mene tekel upharsin compare in Daniele 5, insieme alla sua traduzione. Alcune traduzioni scrivono upharsin come parsin. La frase è apparsa su un muro nel palazzo di Baldassarre, il re in carica di Babilonia. Viene indicato come il “figlio di Nabucodonosor (Daniele 5:18, 22), sebbene non fosse l’immediato successore di Nabucodonosor (Geremia 52:31). Il racconto biblico dell’apparizione misteriosa e spaventosa della frase mene mene tekel upharsin ha dato origine all’espressione moderna “la scrittura sul muro”, che significa “un presagio o un avvertimento di inevitabile sventura”. Daniele 5 racconta la storia del sovrano babilonese Baldassarre, un re ricco e dissoluto, che diede un banchetto alla sua corte. Durante la festa degli ubriachi, furono usati in modo blasfemo i vasi sacri del tempio ebraico, trafugati da Nabucodonosor nel 586 aC. Al culmine dei festeggiamenti, si vide la mano di un uomo scrivere sul muro le misteriose parole “mene mene tekel upharsin” (versetto 25). Il re era terrorizzato. Ma nessuno riusciva a capire cosa significassero quelle parole. Tutti i tentativi di interpretazione dei saggi di Baldassarre fallirono finché non fu chiamato il profeta Daniele. Daniele era uno dei prigionieri di Giuda portati a Babilonia da Nabucodonosor. A Daniele fu data la saggezza di Dio per leggere e tradurre le parole, che significavano “numerato, numerato, pesato, diviso”. Daniele disse al re: “Ecco cosa significano queste parole: Mene: Dio ha contato i giorni del tuo regno e lo ha posto fine. Tekel: Sei stato pesato sulla bilancia e sei stato trovato carente. Peres: Il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani” (Daniele 5:26-28). Peres è la forma singolare di upharsin. La Bibbia non identifica mai in quale lingua fossero le parole. La scrittura sul muro si è rivelata vera. In effetti, si rivelò fatale per il dissoluto Baldassarre. Proprio come aveva detto Daniele, il regno di Babilonia fu diviso tra Medi e Persiani, e avvenne quella stessa notte. Baldassarre fu ucciso e il suo regno passò a Dario il Medo (Daniele 5:30-31). L’apparizione di mene mene tekel upharsin sul muro del re ci ricorda che qualunque cosa seminiamo, anche raccoglieremo (Galati 6:7-8). Dio è il giudice; Egli soppesa giustamente tutte le questioni e distribuisce la retribuzione nel Suo tempo (Salmo 94:2). A volte Dio parla molto chiaramente nelle nostre vite, convincendoci di peccato e avvertendoci del giudizio in sospeso (vedi Giovanni 16:8). Non paga ignorare la “scrittura sul muro”.