Istituto Superiore di Sanità (ISS 18 marzo 2020)
Nuovo coronavirus
Il
9 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
dichiarato che le autorità sanitarie cinesi hanno individuato un nuovo
ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo, provvisoriamente
chiamato 2019-nCoV e classificato in seguito ufficialmente con il nome
di SARS-CoV-2. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite
registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella
Cina centrale. L’11 febbraio, l’OMS ha annunciato che la malattia
respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata chiamata COVID-19.
Il 30 gennaio, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha confermato i primi due casi di infezione da COVID-19 in Italia.
Nell’ambito delle strategie di contrasto e gestione del rischio sanitario connesso all’emergenza epidemiologica, l’Istituto Superiore di Sanità è parte del comitato tecnico scientifico per il coordinamento degli interventi, istituito presso il Dipartimento della Protezione civile, e gestisce la sorveglianza epidemiologica e microbiologica del SARS-CoV-2.
L’ISS, attraverso il proprio sito EpiCentro, ha dedicato al coronavirus un’intera sezione.
null Comunicato Stampa N° 22/2020 Coronavirus: in media 8 giorni tra sintomi e decesso, terapia antibiotica la più utilizzata
ISS 18 marzo 2020
Nelle persone decedute positive al Covid-19 la terapia antibiotica è stata quella più utilizzata (83% dei casi), meno utilizzata quella antivirale (52%), più raramente la terapia steroidea (27%). Lo afferma il Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi pubblicato sul sito Epicentro, a aggiornato al 17 marzo. Il documento mostra anche i tempi mediani, in giorni, che trascorrono dall’insorgenza dei sintomi al decesso (8 giorni), dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale (4 giorni) e dal ricovero in ospedale al decesso (4 giorni). Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso era di 1 giorno più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti (5 giorni contro 4 giorni).
“Il comune utilizzo di terapia antibiotica – si legge nel documento – può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di COVID-19. In 25 casi (14,9%) sono state utilizzate tutte 3 le terapie”.
Per quanto riguarda le caratteristiche dei deceduti, il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7. Complessivamente, 3 pazienti, e non 12 come era stato indicato in precedenza per un refuso, presentavano 0 patologie (0,8% del campione), 89 (25,1%) presentavano 1 patologia, 91 presentavano 2 patologie (25.6%) e 172 (48,5%) presentavano 3 o più patologie.
Sempre su Epicentro è stato pubblicato anche l’aggiornamento epidemiologico sui dati raccolti attraverso la piattaforma web dedicata. La degenza in un reparto di ricovero è riportata per 3.281 casi (13,1% dei casi totali); di questi 397 (12%) risultano ricoverati in terapia intensiva. Al 16 marzo 2020, 106 province italiane su 107 (tutte ad eccezione di Isernia) hanno segnalato almeno un caso di COVID-19. I casi si concentrano soprattutto nel nord Italia, in particolare in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, e nelle Marche dove sono stati segnalati al sistema di sorveglianza oltre 1.000 casi.
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Riflessione. La concentrazione maggiore di “decessi” che si ha in Lombardia è probabilmente provocata (oltre alle gravi patologie pregresse e all’età avanzata dei pazienti) dai vaccini che, ricordiamo, sono stati di circa 1.200.000 di nella sola regione Lombardia appunto. 35000 vaccinati per meningococco (che può causare anche polmonite oltre ad altre patologie…). Aggiungiamo le morti da “paura” non conteggiate. Infine ricordiamo l’importante distinzione tra morte DI CORONAVIRUS e CON CORONAVIRUS. Ad ognuno le sue riflessioni.